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Pets 2: Vita da Animali – Recensione

“Pets 2: Vita da Animali” – Recensione

Finalmente, Giugno è arrivato. E, insieme al mese che sancisce il ritorno della stagione estiva, ha debuttato anche un clima mite che allontana i fantasmi di un inverno particolarmente rigido e lungo. Ma ciò che ci interessa è che questo porta con sé anche “Pets 2 – Vita da Animali”, il sequel del film presentato in anteprima alla 73esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

In quell’occasione, Chris Meledandri, CEO di Illumination Entertainment, ha ricevuto un premio alla carriera per il contributo apportato al mondo dell’animazione digitale. In effetti, nel giro di pochi anni, la Illumination è riuscita a mettere a segno una serie di ottimi progetti, tra cui “Cattivissimo me”, “Minions”, “Sing” e naturalmente “Pets – Vita da Animali”. In particolar modo, quest’ultimo titolo muove da un assunto caro ai geni creativi della Pixar, ancora inarrivabili.

Cosa fanno i nostri animali domestici quando sanno di non essere osservati? Il concept di partenza, in effetti, è molto simile a quello della saga di Toy Story ed è ben sviluppato, almeno nel primo episodio di Pets.

THE SECRET LIFE OF PETS 2

Il lungometraggio animato, infatti, oltre a costruire un eccellente comparto visivo, in grado di riprodurre alla perfezione l’ambiente di New York rendendolo appetibile alla vista e alla curiosità dei più piccoli, è stato capace di costruire un racconto coeso e compatto, pur non disdegnando una serie di gag slapstick che hanno fatto la fortuna di Illumination. Insomma, Pets riusciva perfettamente a fondere l’attenzione ai corpi delle proprie creature digitali, trasformandoli in oggetti ironici, e al corpus narrativo.

Ed è proprio questo aspetto che viene maggiormente a mancare nel secondo capitolo, nelle sale cinematografiche dal 6 giugno con Universal Pictures, che riprende dal matrimonio e dalla gravidanza di Katie, la padroncina del piccolo Max. La nuova situazione coinvolgerà il cagnolino in un coming-of-age dal sapore particolare.

Il viaggio che compirà in compagnia della sua famigliola scalfirà, infatti, tutte le sue certezze sul figlioletto di Katie e sul proprio ruolo. Una menzione particolare spetta a Galletto, un burbero cane da pastore che non ha mai conosciuto l’ambiente cittadino, e rappresenta la wilderness contrapposta alla civilization di Max. Lo scontro, com’è ovvio, servirà a far comprendere a Max tratti inaspettati del proprio carattere.

Come già detto, il problema principale di Pets 2 risiede nelle molteplici linee narrative che la pellicola sviluppa. Attorno all’asse della storia (il viaggio in campagna di Max), gli sceneggiatori, Ken Daurio, Brian Lynch e Cinco Paul, costruiscono altre due storyline che poi andranno a convergere nel finale, tuttavia, prive di elementi in grado di legarle e di rendere la vicenda forte e ben strutturata.

Nelle tre vicende sono le gag fisiche ad attrarre l’attenzione dello spettatore più giovane, ed ogni azione si basa sulla comicità slapstick degli animaletti domestici e sui tratti salienti dei loro comportamenti. Insomma, sembra quasi che sia stata data più importanza alla singola e circoscritta “trovata” piuttosto che alla progressione narrativa di ampio respiro. Tutto ciò è un vero peccato perché, visti gli standard di Illumination Entertainment, era lecito aspettarsi qualcosa in più del minimo sindacale.

Matteo Marescalco

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Il Voto della Redazione:

5


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