SHARK – IL PRIMO SQUALO, di Jon Turteltaub

SHARK – IL PRIMO SQUALO, di Jon Turteltaub.

Nei profondi, oscuri ed inesplorati abissi oceanici, la squadra di un piccolo sommergibile appartenente al programma internazionale di osservazione marina, viene attaccato ed intrappolato dal possente Megalodonte, uno squalo primitivo di circa 20 – 25 metri di lunghezza ritenuto estinto da tempo. Antenato del tanto temuto squalo bianco, il quale, fino a quel momento, giaceva indisturbato nel totale silenzio degli 11.000 metri della fossa più profonda del Pacifico, lontano dalla superficie grazie alla barriera dello strato gassoso del Termoclino, che separava i due differenti, in particolare per temperatura, strati acquatici, tenendo il cruento predatore lontano dalle acque, basse, della terra ferma.

Con poco tempo a disposizione, Minway Zhang (Winston Chao), oceanografo cinese, in disaccordo con la figlia Suyin (Li Bingbing) incarica Jonas Taylor (Jason Statham), esperto di salvataggi subacquei, di salvare l’equipaggio, destinato a morte certa, non sapendo che quest’ultimo, diversi anni prima, aveva già aveva avuto modo di affrontare la feroce creatura preistorica, ed ora deciso, una volta per tutte, a porre fine a questa lotta.

La pellicola diretta dal Jon Turteltaub, adattamento cinematografico del romanzo horror/fantascientifico del 1997 di Steve Alten, THE MEG, pone ancora una volta al centro della scena l’uomo, la cui presuntuosa smania di potere e dominio, nel volere conquistare e controllare ogni cosa, viene sostituita dal ben più nobile corretto spirito di giustizia, e la natura, costretta suo a malgrado a soccombere in virtù del bene comune.

Un racconto quello di SHARK – IL PRIMO SQUALO, nelle sale cinematografiche dal 9 di agosto, che nonostante l’eccessiva, ed volte visivamente ostentata, rappresentazione scenica narrativa priva di originalità, data dagli improbabili combattimenti ed inseguimenti palesemente sopra le righe, in cui emerge l’impavido coraggio eroico ed altruista del ruvido protagonista dall’animo sensibile Taylor, ed i dialoghi banali ed al quanto prevedibili, raggiunge in ogni caso il proprio obiettivo, intrattenendo piacevolmente riuscendo ad attirare la giusta dose di attenzione e curiosità nello spettatore, coinvolto e divertito nel seguire l’inverosimile, dalla moderata tensione ed adrenalina, caccia.

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