Doppio Amore – Recensione

Doppio Amore – Recensione

Francois Ozon ispirandosi al racconto Lives of the Twins di Joyce Carol Oates, scrive e dirige: Doppio Amore, un accattivante thriller psicologico dall’elegante inquietudine e crescente coinvolgimento emotivo, suscitate dal sottile seducente e misterioso gioco dell’ambigua doppia personalità sviluppata grazie al tema dei gemelli, in cui la figura dell’uno altro non è che il riflesso concreto delle oscure debolezze dell’animo dell’altro, reso ancor più affascinante dagli sguardi ed atteggiamenti indiscreti e provocatori, complici di una particolare complessa illusione che stupisce nel finale.

Un racconto che cattura conquistando gradualmente l’attenzione, avvolgendo ed immergendo lo spettatore nella tortuosa e turbolenta analisi introspettiva della quale è vittima la bella giovane e fragile protagonista Chloè (Marine Vacht), da sempre trascinata e rimandata a causa dell’incapacità nell’affrontare il proprio recondito passato, ulteriormente destabilizzata ed enfatizzata dalla casuale scoperta di Louis, irruento ed istintivo gemello del dolce e rassicurante compagno Paul (Jérémie Renier).

L’esistenza dell’uomo scatenerà nella donna l’ossessionante e logorante ricerca di una plausibile spiegazione in grado di placare l’irrequietezza sollevata dall’inaspettata scoperta, spingendola a stabilire un contatto fisico molto stretto con lo sconosciuto Louis dal quale è irrimediabilmente attratta.

Un rapporto in cui la realtà supera i confini della fantasia fondendosi completamente con essa, con la centro dell’intrigante vortice di tensione le congetture ed ipotesi esistenziali dell’enigmatica vicenda, trasmesse, e percepite dalle decisioni e le conseguenti azioni spudorate di Chloè.

Doppio Amore, nelle sale cinematografiche dal 19 aprile, è una pellicola dalla meritevole attenta visione emotivamente coinvolgente che soddisfa confermando ampiamente le buone aspettative iniziali, la cui componente erotica evita di scivolare nel volgare grazie ad una costruzione scenica narrativa che ne attenua il tono trasgressivo controllandone e misurandone l’aggressività.

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